«Revolutionary Road» di Sam Mendes

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«Non possiamo continuare a fingere che è la vita che volevamo, 
avevamo dei progetti, tu avevi dei progetti!» 

Due giovani ragazzi di Manhattan, Frank e April Wheeler, dopo essersi sposati, decidono di trasferirsi in un quartiere signorile di New York: Revolutionary Hill. La storia ambientata negli anni cinquanta di un’America ancora bigotta, moralista e che identifica come valori primari quello della creazione di una famiglia, in cui la moglie deve occuparsi solo dei figli, della casa e del marito, mentre quest’ultimo del patrimonio famigliare. Nella famiglia Wheeler, invece, ci sono delle ambizioni e dei desideri che i due genitori non vorrebbero mettere da parte; infatti, April cerca di diventare un’attrice, mentre Frank è alla ricerca della sua vera passione. Tuttavia, l'arrivo di una notizia inaspettata potrebbe sconvolgere tutti i loro piani.
Sam Mendes regista del film pluripremiato «American Beauty» ha diretto il film uscito nelle sale nel gennaio del 2009, «Revolutionary Road», racconto tratto dall’omonimo romanzo di Richard Yates.
È evidente che l'intento del regista sia di presentare la famiglia Wheeler come se la guardassimo mettendola non davanti ad uno specchio, ma dietro di esso, così da non vedere il contrario di ciò che sono, ma come e cosa siano veramente. Infatti, è abilissimo con l’occhio della sua cinepresa nel creare quel gioco visivo che ci permette di osservare dall’esterno ciò che è tremendamente profondo e intimo. Possiamo vedere e sentire quei sentimenti che spesso ancora oggi, come negli anni cinquanta, si celano tanto da dover recitare una parte, che però può essere smascherata da chi ha una sensibilità che va oltre le convenzioni, come nel film con il figlio un po’ folle della signora Givings. Quindi, in questa società è, per così dire, un obbligo fingere per non tradire degli steriotipi, che poi difficilmente possono essere abbattuti senza creare scandalo.
Il film dal punto di vista estetico ha una forte carica emotiva e patetica, ma soprattutto l’uso della luce spesso calda rende l’ambiente ancora più intimo. Riguardo ai dialoghi in alcuni punti sono così poveri e ridondanti, da rallentare troppo il ritmo della narrazione e da far perdere la concentrazione al pubblico.
Tuttavia, «Revolutionary Road» rimane un film di ingente valore poetico che deve ringraziare in particolare la straordinaria interpretazione di Kate Winslet (migliore attrice protagonista per questo film e non protagonista per «The Reader- A alta voce») e quella inconsueta di Leonardo di Caprio, che si ritrovano sul set, dopo undici anni, maturati sia dal punto di vista personale che professionale.

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