«La Fine è il mio inizio» di J. Baier

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«Io voglio morire ridendo e se tutto sarà più difficile allora la risata sarà più corta»

Un vecchio registratore, un padre, un figlio e le montagne toscane che li avvolgono. Tiziano Terzani è oramai arrivato a quel momento in cui è necessario fare flashback della propria vita e non lasciare ai posteri, in particolare al figlio, le sue esperienze di vita professionali e personali. 


Tratto dall’omonimo libro «La fine è il mio inizio» di Tiziano Terzani e suo figlio Folco, il film è diretto dal regista tedesco Jo Baier, che decide di assumersi il compito non facile di raccontare in pellicola la storia di uno dei giornalisti italiani tra i più discussi, controversi e ricco di esperienze che sia mai esistito.

Pertanto, è consigliabile o anche d’obbligo sedersi su una poltrona non troppo comoda per godere a pieno delle sfumature, spesso molto sottili e implicite, con le quali il regista cerca di far emergere un significato più ampio e profondo, come gli intesi silenzi sottolineati da inquadrature lunghe, morbide e forse troppo lente.  
Se da un lato il ritmo del racconto può sembrare eccessivamente enfatico, dall’altro abbiamo l’occasione di apprezzare la penetrante interpretazione di Elio Germano, nei panni di Folco, figlio di Terzani, fantasma di cui vorrebbe liberarsene, perché lo considera molto diverso da sé e privo della capacità di capirlo veramente.
E poi c’è un Tiziano Terzani, interpretato da Bruno Ganz, equilibrato, saggio e consapevole che giunti alla fine del quel viaggio, chiamato vita, si sono commessi anche degli errori, cui cerca di rimediare con la speranza che non sia tutto vano.  
Tuttavia, guardando il film ritengo che non si sia concentrato abbastanza sulla costruzione cinematografica dei rapporti personali e umani dei personaggi, che sono risolti in maniera troppo sbrigativa e che quindi ti lasciano con molte domande.  
Probabilmente è questo il senso del film: lasciare la possibilità allo spettatore di farsi tante domande sulla vita, sui rapporti genitore-figlio, d’amore, con sé stessi e arrivare così a dire che « allora questa è la fine, ma è anche l’inizio di una storia che è la mia vita».

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